Quando Datsun lanciò la 240Z nel 1969, erano gli inglesi a dominare il mercato delle auto sportive a prezzi accessibili in Europa e negli Stati Uniti, ma la 240Z - con una migliore qualità costruttiva, un riscaldamento e una ventilazione di gran lunga superiori, una praticità da utilitaria e un motore a sei cilindri in linea ultraresistente - offriva un'alternativa straordinaria al mondo con un divertimento straordinario.

È come la Porsche 911 giapponese, con la differenza che erano molto più convenienti quando erano nuove e godevano della leggendaria affidabilità giapponese. Quando fu introdotta, tutti i modelli avevano di serie sospensioni a quattro ruote indipendenti e freni a disco anteriori e a tamburo posteriori. Il motore sei cilindri in linea da 2,4 litri con 151 cavalli di potenza la rendeva molto performante e vantava più cavalli di una Porsche 911 dello stesso anno. Abbinato a un cambio manuale a 4 marce e ai carburatori Hitachi nei primi modelli, il motore offriva grandi prestazioni a una frazione del prezzo di BMW e Porsche. Il sei cilindri in linea a camme in testa può essere messo a punto per ottenere un'affidabile potenza di 250 CV; tuttavia, con una potenza di soli 151 CV nella versione standard, gli esperti affermano che un motore Z può facilmente superare i 250.000 chilometri.

Oltre all'affidabilità, le auto erano anche resistenti, avendo vinto il 21° East African Safari Rally nel 1973, con Shekhar Mehta al volante. Hanno anche gareggiato negli sport motoristici in tutto il mondo e sono conosciute soprattutto grazie alle Datsun Brock Racing Enterprises dei primi anni '70, gestite da Peter Brock, che ha gareggiato con la 240Z nelle gare di club statunitensi.

Sports Car International ha definito la Datsun 240Z la seconda auto sportiva degli anni Settanta. Gli esemplari del 1970 sono i più apprezzati grazie al loro status di primo anno, seguiti dai modelli del 1971 e del 1972.