La Fiat Dino è un risultato monumentale negli annali della storia dell'automobile, in quanto rappresenta una fusione di design e ingegneria italiana. Nata dall'esigenza di omologare un motore V6 per le gare di Formula 2, la Fiat Dino è il frutto di una collaborazione tra Fiat e Ferrari, segnata dall'inserimento del leggendario motore Dino V6. Questa collaborazione fu catalizzata dalle nuove regole della FIA per la stagione 1967, che richiedevano un motore di serie derivato da una vettura stradale omologata per la classe GT, prodotto in almeno 500 esemplari entro 12 mesi.
Chiamato così in onore del figlio di Enzo Ferrari, Alfredo, detto "Dino", scomparso nel 1956 e a cui si deve l'ideazione del motore V6 Ferrari, il nome Dino aveva ornato i prototipi sportivi Ferrari con motore V6 fin dalla fine degli anni Cinquanta. Il compito di adattare questo motore da corsa per l'uso stradale toccò all'ingegnere Aurelio Lampredi, portando alla creazione di un motore che avrebbe alimentato non solo la Fiat Dino, ma anche la prima vettura sportiva a motore centrale prodotta in serie dalla Ferrari con il nuovo marchio Dino.
Lanciata al Salone dell'Automobile di Torino nell'ottobre 1966, la Fiat Dino debuttò come Spider a 2 posti, seguita da una Coupé 2+2 al Salone di Ginevra del 1967. Queste varianti sfoggiano i disegni distinti di Pininfarina e Bertone, offrendo un mix di eleganza e prestazioni. Nonostante le differenze iniziali nell'allestimento e negli optional, entrambi i modelli alla fine condivisero caratteristiche di lusso, tra cui il volante con bordo in legno e le finiture del cruscotto, oltre alle opzioni per la radio, la vernice metallizzata e i rivestimenti in pelle.
Il cuore della Fiat Dino era costituito da un motore V6 da 2,0 L DOHC interamente in alluminio, abbinato a un cambio manuale a 5 marce, che rispecchiava il propulsore utilizzato nella Dino 206 GT costruita dalla Ferrari. Nonostante le linee di produzione identiche, le discrepanze nelle potenze dichiarate tra le versioni Fiat e Ferrari suscitarono inizialmente delle polemiche, in seguito attribuite a un'incomprensione negli standard di misurazione della potenza.
Il 1969 segnò l'introduzione del modello Dino 2400 sia per Fiat che per Ferrari, con un motore più grande da 2,4 litri e significativi miglioramenti tecnici, tra cui le sospensioni posteriori indipendenti. Questi miglioramenti si tradussero in un netto aumento della coppia e della fruibilità, in particolare nei contesti urbani. Gli aggiornamenti estetici sono stati minimi ma d'impatto, distinguendo ulteriormente le varianti della Dino 2400 e migliorandone il fascino estetico e la dinamica di guida.
La Fiat Dino rimane la testimonianza di un periodo unico di collaborazione tra due colossi automobilistici italiani, Fiat e Ferrari. La sua eredità è definita non solo dal suo contributo all'omologazione delle corse, ma anche dal suo ruolo nel portare il fascino delle prestazioni e del design delle auto sportive italiane a un pubblico più ampio. Il fascino duraturo della Dino risiede nella sua miscela di prestazioni, eleganza e significato storico, che la rendono un classico molto amato nel mondo automobilistico.